Cop26, successo storico o ennesimo fallimento?

A Glasgow molti propositi iniziali sono stati disattesi ma si intravedono alcuni passi avanti. Sarà decisivo il Cop27 nel 2022?

Tanti piccoli passi avanti per rimanere sotto la soglia di 1,5° di riscaldamento globale senza però ratificare misure coerenti con questi obiettivi. Il Glasgow Climate Pact appena concluso ha portato comunque una serie di novità in tema di sostenibilità nel panorama internazionale. Una su tutte, la richiesta ai Paesi di ridiscutere gli impegni di riduzione al 2030 già nel Cop27 del prossimo anno. Dunque nel 2022 inizierà la roadmap per limitare le emissioni climalteranti: taglio del 45% della CO2 rispetto al 2010. 

Altra nota positiva, per la prima volta nella storia degli accordi conclusivi dell’ONU sul clima, si è parlato di combustibili fossili e della necessità di ridurne l’utilizzo (già, non se ne era mai discusso prima d’ora!). Tuttavia parlarne formalmente non è stato abbastanza. Una delle grandi sconfitte del Cop26 è proprio la mancata dismissione di uno dei combustibili fossili più inquinanti: il carbone. Se la prima bozza di accordo parlava di “eliminare gradualmente l’uso del carbone e i finanziamenti per i combustibili fossili”, la bozza finale è qualcosa di diverso: non si parla più di “eliminazione” bensì di “riduzione”. Come spesso accade, le motivazioni di accordi raggiunti o mancati in tema di ambiente e cambiamenti climatici sono di natura geopolitica. In questo caso, a spingere verso un’annacquamento del provvedimento sul carbone sono state Cina e India, i più grandi utilizzatori del combustibile. 

Tra gli aspetti più deludenti del Cop26 segnaliamo anche il capitolo riguardante Nationally Determined Contributions (NDC) per la neutralità carbonica. Purtroppo, nonostante le promesse, nessuno dei grandi paesi produttori di gas serra ha rinnovato o migliorato i propri NDC, eccetto l’India. 

Accolta con molta delusione dall’opinione pubblica anche il mancato rispetti degli impegni circa gli aiuti economici che i paesi più ricchi avrebbero dovuto dare a quelli più poveri per la riduzione delle emissioni. Malgrado la promessa fatta al COP del 2009 a Copenaghen, i paesi più ricchi non hanno versato entro il 2020 la somma di 100 miliardi di dollari l’anno tra aiuti pubblici e privati. Tuttavia nel consesso di Glasgow si è giunti a una nuova promessa: 500 miliardi di dollari da versare in 5 anni. 

Cop26, successo storico o ennesimo fallimento? Dipende molto dai parametri di valutazione. Se consideriamo esclusivamente le effettive ratifiche di Glasgow, sicuramente non possiamo che essere pessimisti. Se invece consideriamo il fatto, per nulla scontato, che già nel 2022 tutti i paesi dovranno necessariamente ridiscutere gli NDC e valutare i progressi fatti, si può parlare di segnali incoraggianti.