Rifiuti e cambiamenti climatici: l’impatto invisibile dei nostri sprechi

Se tutti noi sappiamo che i rifiuti non riciclati danneggiano profondamente l’ambiente, e in particolare i territori, pochi conoscono l’impatto dei rifiuti, nel loro complesso, rispetto ai cambiamenti climatici. Questo impatto, che pure è molto importante, è spesso sottovalutato: vengono a volte percepiti come un problema logistico, più ancora che ambientale e climatico, limitandosi a politiche volti a farli scomparire dalla visuale del cittadino, sia attraverso inceneritori che discariche.

In realtà, la questione è ben più complicata: come spiegato nel report “Rifiuti e cambiamento climatico: dallo smaltimento corretto alla prevenzione” di Roberto Cavallo, Enzo Favoino, Luca Mercalli e Federica Stupino, l’impatto relativo alle emissioni dirette dei rifiuti sui cambiamenti climatici deriva soprattutto dal metano rilasciato dalla decomposizione dei rifiuti biodegradabili nelle discariche: circa un terzo delle emissioni di metano in Europa possono essere attribuite a questa fonte. Perciò la riduzione delle emissioni di metano nelle discariche rappresenta un’importante azione per tagliare le emissioni climalteranti: a livello mondiale, l’impatto del settore dei rifiuti rispetto ai cambiamenti climatici è di circa il 4%.

Ma il discorso sui rifiuti, non può essere ricondotto semplicemente alla questione delle discariche: le emissioni indirette di un’economia che gestisce male le sue risorse, tanto da avere ingenti quantità di rifiuti, spreca le sue risorse. Secondo uno studio pubblicato su Nature, riportato recentemente anche in un articolo di Francesco Capezzoli sulla Stampa, nel 2015 in ogni giornata sono state prodotte circa 4 milioni di tonnellate di rifiuti. Chiaramente, un mezzo per recuperare, almeno in parte, tali risorse consiste nel differenziarle e avviarle al recupero.

In realtà, però, la prima azione da compiere per ridurre i rifiuti e gli sprechi è un’altra: è non produrli. Prendendo in considerazione l’intero ciclo dei rifiuti, il ragionamento, infatti, si amplia ancora. L’argomento diviene allora come strutturare l’intero ciclo di produzione di beni e servizi in modo da poter minimizzare sprechi e rifiuti: ad esempio, con un design attento al risparmio delle risorse, ma non solo. Una soluzione può essere rintracciata nella sostituzione di beni con servizi e nella prevenzione del rifiuto, sia con lo sviluppo di filiere ottimizzate che attraverso processi di cambiamento della matrice produttiva.

Cambiare matrice produttiva significa variare la composizione intersettoriale dell’economia, verso un recupero di risorse e un vantaggio ambientale di lungo periodo, a parità di utilità per il consumatore. Un esempio di cambiamento di matrice produttiva è il car-sharing: si passa dall’acquisto al noleggio. Un altro, sono le bevande sfuse: in questo caso si passa dalla produzione di bottiglie, imbottigliamento della bevanda alla distribuzione della bevanda sfusa in bicchieri in materia riutilizzabile. Il vantaggio per l’ambiente e per il clima sono evidenti: nel primo caso, da una matrice produttiva composta da molte macchine a un’altra con meno macchine e più noleggiatori. Nel secondo, da molte risorse utilizzate per la produzione di bottiglie e trasporti a materiali riutilizzabili. Stessa filiera, composizione interna diversa.

Io Bevo permette di prevenire i rifiuti da imballaggio dell’acqua e delle bevande (in particolare bottiglie in PET e lattine), con una riduzione del – 99% dei rifiuti e al loro trasporto.

Solo relativamente al servizio freebeverage, i risultati 2015, grazie all’applicazione del servizio in oltre 90 milioni di pasti, sono stati i seguenti:

– 3.300 tonnellate annue di rifiuti da imballaggio evitate

– 138.000 tonnellate annue di trasporto merce evitato

– 5000 tonnellate di CO2 NON immesse nell’atmosfera

– 4300 tonnellate di petrolio NON consumate